martedì 7 agosto 2012

 Nel sangue un bersaglio per nuove
terapie contro la SLA
Sottoaccusa un tipo di globuli bianchi, invadono la spina dorsale e uccidono neuroni

1 commento:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Scoperto nel sangue un bersaglio da colpire per cercare di arrivare a una cura contro la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica che solo in Italia colpisce secondo le stime circa 5 mila persone. A indicare una nuova via da percorrere per tentare di vincere la malattia neurodegenerativa è uno studio americano pubblicato sul Journal of Clinical Investigation, condotto da un team del Brigham and Woman’s Hospital (Bwh) di Boston.

Gli scienziati coordinati da Oleg Butovsky hanno osservato che i monociti, una famiglia di globuli bianchi “soldati” del sistema immunitario, già prima che la Sla si manifesti iniziano ad assumere caratteristiche particolari tipiche di una situazione infiammatoria. E quando la patologia è in corso, queste cellule vengono richiamate in massa nella colonna vertebrale, dove invadono il tessuto nervoso e uccidono i neuroni.

In studi preclinici su topi con mutazioni genetiche della Sla, l’èquipe Usa ha osservato che due mesi prima dell’insorgenza della malattia i monociti nella milza cominciavano a mostrare caratteristiche infiammatorie. Successivamente, in fase di patologia conclamata, aumentavano i livelli delle molecole-segnale che in caso di infiammazione hanno il compito di arruolare le cellule del sistema immunitario, richiamandole sul “campo di battaglia”. I monociti arrivavano quindi nella spina dorsale e iniziavano a distruggere il sistema nervoso. Ma trattando i topi con antibiotici per provare a controllare questa risposta infiammatoria anomala, gli scienziati hanno verificato che la perdita delle cellule nervose diminuiva e si allungava la sopravvivenza.

Insieme a colleghi del Massachusetts General Hospital (Msg), i ricercatori del Bwh hanno poi analizzato persone colpite da Sla, confermando che anche i monociti dei malati presentavano la “firma” infiammatoria tipica della patologia.

Già in passato «ci si è chiesti se il sistema immunitario giocasse un ruolo nelle malattie neurologiche come la Sla - ricorda Howard Weiner, nel gruppo degli autori e responsabile del Programma sclerosi multipla presso il Bwh di Boston - Il sistema immunitario è complicato e precedenti studi clinici di immunoterapia non hanno prodotto successo. Ma ora, per la prima volta, sappiamo cosa c’è di sbagliato nel sangue e questo apre a nuovi bersagli terapeutici contro la Sla e forse, in un prossimo futuro, anche contro altre malattie».

«Questi risultati - conferma Merit Cudkowicz, a capo del Programma Sla al Mgh - identifica un nuovo potenziale bersaglio terapeutico per sviluppare trattamenti efficaci contro la Sla».