mercoledì 21 settembre 2011




Avviata presso l'Universita' di Tel Aviv una terapia sperimentale con le cellule staminali per la cura della (Sla).




La sperimentazione ha superato la fase di laboratorio per entrare in quella clinica ed essere testata direttamente sui pazienti affetti da Sla, malattia nota anche come morbo di Lou Gehrig. I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati sul Journal of Stem Cells Reviews.

2 commenti:

Fabio e Fabrizio ha detto...

Tel Aviv, 20 set. - Avviata presso l'Universita' di Tel Aviv una terapia sperimentale per la cura della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). La sperimentazione ha superato la fase di laboratorio per entrare in quella clinica ed essere testata direttamente sui pazienti affetti da Sla, malattia nota anche come morbo di Lou Gehrig. I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati sul Journal of Stem Cells Reviews.
Sviluppata da Daniel Offen ed Eldad Melamed della Facolta' di Medicina del Felsenstein Medical Research Center, la tecnologia permette di estrarre le cellule staminali dal midollo osseo di un paziente per poi indurle a differenziarsi in astrociti, ovvero nelle cellule responsabili del benessere delle cellule neuronali. Le cellule rilasciano fattori neurotrofici, o neuroprotettivi, di cui e' nota l'importanza nel giocare un ruolo chiave ai fini della riduzione del progresso della Sla, una malattia debilitante caratterizzata dalla degenerazione progressiva dei motoneuroni, con conseguente paralisi degli arti e della funzione degli organi del paziente. Ispirato dai progressi della ricerca sulle cellule staminali embrionali e, al contempo, cercando di aggirare le questioni etiche implicate da questo tipo di sperimentazioni, Offen e i suoi colleghi si sono concentrati su cellule staminali derivate dal midollo osseo dello stesso paziente. "Nel modello murino - ha spiegato Offen - siamo stati in grado di dimostrare che le cellule derivate dal midollo osseo sono servite a prevenire la degenerazione del cervello a seguito dell'iniezione selettiva di neurotossine". I ricercatori hanno anche dimostrato che il trapianto di queste cellule ha aumentato il tasso di sopravvivenza nel modello murino di SLA e ha ritardato significativamente il progresso della disfunzione motoria. La tecnologia messa a punto dall'equipe israeliana e' stata concessa in licenza alla BrainStorm Cell Therapeutics, che l'ha sviluppata in un prodotto di livello clinico chiamato NurOwn, che ora viene utilizzato in una sperimentazione presso il Hadassah Medical Center di Gerusalemme. Anche se l'attuale target dello studio e' rappresentato dalla Sla, queste cellule hanno il potenziale di curare una vasta gamma di patologie neurodegenerative, tra cui il Parkinson e la corea di Huntington. "Per molte di queste patologie - ha concluso Offen - i trattamenti attualmente disponibili sono soltanto quelli di alleviare i sintomi piuttosto che riparare i danni esistenti".

Fabio e Fabrizio ha detto...

29 settembre 2011 18:59
Scienziati italiani hanno forse trovato una strada per arrestare il decorso della sclerosi multipla, grave malattia autoimmune in cui il sistema immunitario del paziente rovina le fibre nervose: l'iniezione di cellule staminali adulte del midollo, chiamate mesenchimali, arresta infatti l'attivita' 'criminale' del sistema immunitario impedendogli di fare altri danni.
E' il risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista Proceeding of the National Academy of Sciences che conferma sospetti emersi da precedenti lavori dello stesso gruppo e presto potrebbe partire una sperimentazione su pazienti.
Lo studio, finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM) e coordinato da Antonio Uccelli dell'Universita' di Genova, dimostra che le cellule staminali mesenchimali sono in grado di bloccare l'azione delle 'cellule dendritiche', un particolare tipo di globuli bianchi che 'istruiscono' il sistema immunitario.
Iniettando endovena le staminali mesenchimali, racconta Sabrina Chiesa, primo autore del lavoro, e' possibile 'paralizzare' le cellule dendritiche impedendo loro di interagire con i linfociti T coinvolti nella malattia.
Nella sclerosi multipla, infatti, i linfociti T 'impazziscono' e attaccano la guaina isolante protettiva delle fibre nervose, la mielina. Le fibre restano scoperte e il segnale elettrico alla base del loro funzionamento si disperde, cosi' col tempo i pazienti perdono la capacita' di muoversi.
Sulla base di questi risultati Uccelli coordinera' uno studio clinico internazionale per dimostrare l'efficacia terapeutica delle staminali mesenchimali isolate dal midollo osseo in pazienti con sclerosi multipla che non rispondono alle terapie attualmente disponibili.