domenica 18 aprile 2010


LA REGIONE PUGLIA APPROVA

LA CANNABIS TERAPEUTICA

Con delibera di giunta regionale n.308/10, firmata dall’assessore alla sanità Tommaso Fiore su un decreto ministeriale del 2007, si è approvato ufficialmente in Puglia l’utilizzo delle principali sostanze psicoattive naturali derivate dalla cannabis sativa (il delta-9 tetraidrocannabinolo -Thc

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bari – Con delibera di giunta regionale n.308/10, firmata dall’assessore alla sanità Tommaso Fiore su un decreto ministeriale del 2007, si è approvato ufficialmente in Puglia l’utilizzo delle principali sostanze psicoattive naturali derivate dalla cannabis sativa (il delta-9 tetraidrocannabinolo -Thc; il Cannabidiolo – Cbd) nei confronti di pazienti gravemente affetti da mali incurabili. I farmaci a base di tali principi attivi saranno impiegati anche in patologie gravi quali spasticità secondaria a malattie neurologiche, nausea e vomito non sufficientemente controllati indotte da chemioterapia o radioterapia, dolore cronico neuropatico non rispondente ai farmaci disponibili.
Uno dei primi atti del governo Vendola, infatti, autorizza le farmacie ospedaliere delle aziende sanitarie a garantire l’erogazione dei cannabinoidi a carico del Servizio sanitario regionale, in caso di carenza sul mercato italiano. Una grande novità per gli oltre 58mila persone ammalate di sclerosi multipla in Puglia e dei quasi novemila malati terminali di cancro. Così come scriveva Andrea Trisciuoglio, Consigliere generale dell’associazione Luca Coscioni, in una lettera indirizzata direttamente al presidente Vendola “Il bedrocan è uno di quei farmaci cannabinoidi (utilizzati in tutta Europa ma in Italia no) che producono significativi miglioramenti nella deambulazione nonché un miglioramento soggettivo riferito a sintomi quali il dolore, gli spasmi muscolari, la spasticità, i disturbi del sonno”.
LA SLA e’ una malattia cronica, spesso fatale, caratterizzata da una progressiva degenerazione delle cellule nervose che controllano il movimento della muscolatura volontaria. Prima dell’introduzione di questo provvedimento della Regione Puglia i pazienti dovevano importare dall’estero una sola confezione di medicinale aspettando anche per 5-6 mesi un farmaco del costo di circa 600 euro, sufficiente per un solo mese di terapia. Terminata la confezione malati erano obbligati a rispedire la scatola vuota e attendere l’invio di una nuova. L’interminabile iter burocratico favoriva l’approvvigionamento illegale della canapa indiana. Tra quanti rispondono di aver fatto uso di cannabis essa e’ risultata “moderatamente efficace nel ridurre sintomi quali la perdita di appetito, la depressione, il dolore e la spasticità’”. Secondo uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università’ di Washington la cannabis, grazie a un recettore, può avere un’azione neuro-protettiva e se stimolato può bloccare i processi degenerativi nell’ictus e nella sclerosi multipla.

Anonimo ha detto...

La Puglia è la seconda in Italia, dopo la Toscana, nell’impiego ai derivati delle cannabis per uso terapeutico.
BUROCRAZIA PRURIGINOSA L’accesso a tali farmaci seguirà, comunque, un rigido iter burocratico mentre, paradossalmente, tale rigidità non è presente nell’erogazione di antidolorici molto più potenti come la morfina. I farmaci base di cannabinoidi potranno essere prescritti solo dal medico specialista in neurologia, oncologia o preposto al trattamento della terapia del dolore, alle dipendenze di strutture sanitarie pubbliche. La certificazione ha una validità di sei mesi e la prescrizione 30 giorni. La farmacia ospedaliera, ricevuta la prescrizione medica, può ordinare il farmaco tramite l’Ufficio centrale stupefacenti del Ministero della Salute e la somministrazione può avvenire solo solo per pazienti ricoverati o in day hospital.
FARMACO IMPORTATO CARISSIMO Il costo altissimo di tali farmaci (600-700 euro), ora a totale carico del sistema sanitario regionale, è dovuto al ricarico per l’importazione del prodotto dall’estero che può far crescere il prezzo finale anche di 10 volte. “Il clima in Italia permetterebbe la coltivazione della canapa- spiega Francesco Crestani, medico di Rovigo e presidente dell’Act (Associazione per la cannabis terapeutica)-, ma è illegale. Al trattamento della cannabis sono autorizzati solo due istituti pubblici: un centro di ricerca agricolo di Rovigo, che non essendo però un istituto farmacologico vede ogni anno distrutto il suo raccolto dalla Guardia di Finanza, ed è un vero peccato perché potrebbe essere utilizzato in campo farmacologico. L’altro è l’istituto chimico militare di Firenze dove vengono prodotte medicine per l’esercito. Lì la cannabis non viene coltivata ma c’è tutta la tecnologia per fare i controlli necessari. Ecco, mettendo insieme queste due realtà si potrebbe creare una eccellenza”.